Quello che ci dice Mike Ford
Quello che ci dice Mike Ford
In questo articolo apparso su Midi Olympique del 31 ottobre, Pierre Villepreux con la consueta efficacia e lucidità prende spunto dalle parole di Mike Ford per ribadire la sua visone del gioco di movimento.
Da non perdere.
Mike Ford, da poco nominato allenatore capo di Tolone: “Non sono contento di quello che vedo. Se fossi un sostenitore del RCT, non avrei voglia di comprare il biglietto per andare allo stadio. La cosa più difficile nel Rugby è attaccare. I giocatori hanno bisogno di allenarsi al massimo su questo specifico” (www.rugbyrama.fr). Precisa inoltre, in un’intervista a L’Equipe, che “l’eccezionale potenziale di questa squadra non era sfruttato”. Fin qui mi si dirà niente si cosi singolare. Ma centrando l’analisi delle necessità e delle mancane di prestazioni nel gioco collettivo sulle “capacità di adattamento al gioco avversario”, sulla “mancanza di libertà”, sulle carenze nella “lettura del gioco” e quindi “dei processi decisionali” che ne conseguono, siamo ben lontani dalle analisi tradizionali che mettono in luce le sole povertà tecniche e altri schemi di gioco sofisticati, il non rispetto delle strategie tattiche non rispettate e altre insufficienze fisiche.” Bisogna imparare a giocare nel CAOS del gioco”.Questo concetto di formazione dal debuttante fino al più alto livello, dove si impara a giocare per prima cosa nel disordine prima di esprimersi nelle fasi qualificate di gioco pianificato ci appartiene da decenni (in Francia ndt). Questo non vuol dire tuttavia che questo processo formativo sia capito e gestito, considerati tutti i formatori, efficacemente da chi è incaricato della sua applicazione.
Ecco che non è banale, un Inglese che, se non convalida, quanto meno aderisce ad una concezione del gioco e della conseguente formazione scegliendola per un collettivo di alto livello, che a rigore di logica dovrebbe essere rotto alle magie del movimento generale. Poiché di questo si tratta. Reinsegnare a dei campioni, o almeno perfezionarli, per giocare nel disordine del gioco, quello che si sviluppa in tutte le fasi del gioco quando il pallone, i compagni e gli avversari sono in movimento (di fatto nel movimento generale). Da notare che in questo collettivo non pochi tra di loro hanno vissuto, nell’emisfero sud, il piacere di questo gioco.
La teoria d’apprendimento in tutte le discipline dell’“ordine attraverso il disordine” non è una novità. nello sport collettivo, e dunque nel rugby, si tratta di apportare ai giocatori delle “conoscenze tattiche” che permettano di valutare correttamente le situazioni incontrate e, con la rapidità del gioco, prendere le opportune decisioni.
Quest’appropriazione diventa al più alto livello un perfezionamento del “senso tattico” e deve restare un momento irrinunciabile di formazione ad ogni livello.
Ho quindi apprezzato molto questo modo di pensare di Mike Ford. Mi interesserebbe altrettanto approfondirlo con lui. La qualità del gioco che era riuscito a sviluppare con il club di Bath non era casuale.
In effetti in seno ad un collettivo come RC Toulon, tenuto conto del contesto piuttosto confuso del management globale, la messa in opera di un altro modo di lavorare rischia di non essere semplice. Il passaggio da un gioco ad un altro deve essere unificante, il che richiede al collettivo nella sua totalità di saper appropriarsene senza reticenza. Questo richiede un modo comune di concepire il gioco e di assumersene solidariamente le conseguenze in ogni caso, compresa l’urgenza, senza comportamenti di facciata. Più facile a farsi con dei debuttanti che con dei campioni che sono tutti, bene o male, dei potenziali leader.
P. Villepreux.
libera traduzione da “Midi Olimpique” del 31 ottobre 2016 di Sergio Amaglio